Relativamente alle elezioni locali nella Repubblica di Moldavia, tenutesi il 5 novembre 2023, si impongono alcune conclusioni di tappa. Emerge innanzitutto il fenomeno di una marcata frammentazione della classe politica, che si riflette soprattutto nella moltitudine di partiti politici esistenti. Alcuni di questi si sono formati dalla separazione di fazioni da partiti precedentemente rilevanti. Nel contesto della guerra in Ucraina e dell’aggressione della Federazione Russa, i partiti esplicitamente filo-russi hanno ridefinito il loro discorso, concentrandosi principalmente sul tema dello statalismo moldavo.
Si veda, ad esempio, il caso del Movimento dell’Alternativa Nazionale, guidato da Ion Ceban, l’attuale Sindaco di Chisinau, o del Partito per lo Sviluppo e il Consolidamento della Moldavia, guidato da Ion Chicu, ex primo ministro durante il mandato presidenziale di Igor Dodon. Il “rebranding” ha avuto successo. Come strategia elettorale, molte formazioni statali hanno affrontato scarsamente le questioni di politica estera nella campagna elettorale. Una caratteristica delle elezioni locali del 5 novembre è il successo di alcuni candidati indipendenti a scapito di alcuni esponenti dei partiti. È un aspetto rilevante che denota il processo di notevole distacco del cittadino dal campo politico. Anche la situazione economica e sociale, influenzata dal contesto regionale, ha lasciato il segno sui risultati di queste elezioni. Il partito al governo, il Partito d’Azione e Solidarietà, è senza dubbio consapevole di un delicato processo di erosione. Sarà per lui una vera sfida riuscire a sfruttare, a un livello elettorale, i notevoli successi ottenuti nella politica estera nelle elezioni presidenziali del prossimo anno.
Un’analisi pertinente della situazione politica nella Repubblica di Moldavia non può non rilevare l’eccessiva polarizzazione della società, fatto che rende difficile la realizzazione di qualsiasi progetto rilevante. Guardando più in profondità, la società sta attraversando una grave crisi di identità, un contesto in cui l’élite politica e intellettuale di Chisinau non riesce ad articolare un consenso su questioni fondamentali. Da questa prospettiva, crediamo che l’Occidente – l’Unione Europea e la Romania – debbano sostenere attivamente un processo di chiarificazione concettuale nella Repubblica di Moldavia, definendo il livello del discorso pubblico in quel paese.
In altre parole, è necessario che gli ideatori del discorso di Chisinau si colleghino correttamente alle tendenze e alle formule occidentali. Gli intellettuali romeni possono contribuire in modo significativo a questo processo, che non è facile, che incontrerà sicuramente ostacoli, ma che potrebbe avere come finalità l’integrazione della Repubblica di Moldavia nell’Unione Europea. Il distacco dei cittadini dal fenomeno politico non è affatto produttivo per la maturazione della democrazia, e le diverse interpretazioni date agli stessi termini o nozioni generano antagonismo a livello sociale e quindi turbano il cittadino.
Antoniu Martin, storico rumeno e analista politico. Le sue aree di interesse sono il totalitarismo e la democrazia nel XX secolo, la costruzione europea, il multiculturalismo, la geopolitica e le relazioni internazionali. Ha pubblicato opere sulla storia del comunismo rumeno e internazionale e sulla storia del fenomeno iniziatico nello spazio dell'Europa centro-orientale. È editorialista per diverse pubblicazioni in Romania e in Italia, dove scrive articoli nel campo delle relazioni internazionali.
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